Abbiamo intervistato Marco Tam, fondatore e CEO del Gruppo Greenway, una poliedrica realtà del nostro territorio che opera nel settore agro-energetico e vitivinicolo.
Gruppo Greenway: ci spiegate brevemente il vostro modello di Business?
È difficile spiegare chi siamo: il nostro è un modello innovativo in Italia – e forse anche in Europa. Lavoriamo in diversi ambiti: energie rinnovabili, viticoltura, giardinaggio. Abbiamo infatti recentemente acquisito un’azienda che progetta e produce robot, con cui stiamo per presentare una linea di prodotti specifica per le vigne. La mia esperienza per due decenni come manager in un’azienda di giardinaggio mi ha trasmesso la passione per questo settore, spingendomi a sviluppare il business anche in questo ambito.
Com’è nata l’idea e come si sta evolvendo?
Di fatto, siamo semplicemente due famiglie con delle aziende agricole; veniamo dall’allevamento classico. Dieci anni fa è emersa la possibilità di ricevere degli incentivi per la produzione di biogas: abbiamo dunque deciso di investire in un progetto completamente nuovo. L’idea di base è stata quella di realizzareun modello di business che ponesse il mondo amministrativo-finanziario al servizio dell’agricoltura e non viceversa. Abbiamo deciso così di unire le forze delle due famiglie e creare un team di persone con diverse competenze. Nella prima fase abbiamo potuto contare sulla partnership con Crédit Agricole, che ci ha sostenuto con un’operazione mai realizzata prima in Friuli-Venezia Giulia. Abbiamo poi deciso di lavorare su alcune linee di business esterne: abbiamo acquisito da un gruppo di Bologna l’impianto di produzione di biogas sito in San Daniele del Friuli, iniziando a costruire il Gruppo Greenway.
Questa fase ha portato all’attivazione della nostra sezione food, grazie alla destinazione di una parte dei nostri ettari alla coltivazione della soia. La terza fase, iniziata quattro anni fa, si è delineata tramite lo sviluppo del business nel settore della viticoltura, che si declina in una parte che produce uva ed una – Filare Italia – che distribuiscea livello internazionale il prodotto finito, la tipica Ribolla Gialla friulana. Greenway ha un modello di business complesso, che integra anche una parte di bioeconomia ed economia circolare. Produce infatti digestato, un fertilizzante risultante dalla lavorazione del biogas, che viene poi distribuito nei campi e nei vigneti. Ora stiamo riconvertendo una parte dei campi dedicati alla coltivazione della soia, per poter offrire un prodotto totalmente biologico.
Welfare aziendale: come si sviluppa nella vostra realtà?
Per quanto riguarda il welfare aziendale, ci piace sottolineare quanto per noi sia importantelavorare affinché le persone, oltrea ricevere benefit e convenzioni, vengano al lavoro felici e si sentano responsabili della propria mansione. A tal fine, riteniamo importante che le informazioni vengano condivise trasversalmente, per poter lavorarein modo efficiente in team. Cerchiamo di coltivare passione, competenza, professionalità e responsabilità, così che tutti si autogestiscano e vi sia una squadra affiatata.
Greenway e territorio: qualè la vostra visione? Vi sono iniziative particolari di cui volete parlarci?
Noi crediamo molto nel territorio.
L’obiettivo principale della prima fase di sviluppo del business è stato –grazie al primo investimento di 5 milioni di euro –operare affinché tutte le ricadute economiche avessero benefici in Friuli-Venezia Giulia. Oltre a ciò, fin dall’inizio del nostro percorso, abbiamo deciso di destinare un budget annuale a determinati investimenti a livello locale: riteniamo che sia molto importante riuscire a dare il nostro contributo ai Comuninei quali operiamo. Durante il primo periodo dell’emergenza pandemica, per esempio, tramite i nostri contatti siamo riusciti a distribuire più di 20.000 mascherine nei comuni con i quali collaboriamo.
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
Il prossimo passo sarà sviluppare la parte di produzione wine&food, applicando lo stesso concetto di coltivazione biologica che stiamo elaborando per la soia. Oltre a ciò, puntiamo ad essere degli attori importanti nel facilitare la cosiddetta transizione ecologica del Friuli-Venezia Giulia. Nei prossimi sei anni abbiamo intenzione di accompagnare le aziende del territorio nel passaggio al biometano agricolo, aumentando il nostro volume d’affari ed investendo nella viticoltura, così da riuscire a coltivare 100 ettari e produrre 1.000.000 di bottiglie all’anno.
Cerchiamo di comunicare al meglio la nostra storia, soprattutto per dimostrare che è possibile pensare ad un modello di business diverso, che possa andare oltre al tipicocomportamentofriulano che impone di “fare da soli”.
Crediamo molto nell’autostima regionale: il nostro obiettivo è diffondere la cultura tipica dello sviluppo imprenditoriale all’interno del tessuto agricolo del Friuli-Venezia Giulia.
fonte: www.animaimpresa.it